PERCHÉ VIAGGIARE HA CAMBIATO LA MIA VITA

C’è una grande linea divisoria nella mia vita. Una linea ben definita, ferma, precisa che divide la mia vita in un”prima” e in un “dopo”.
É la linea tracciata dal viaggio nel momento in cui da passione latente è diventato passione ardente.
Parlo di passione latente perché adesso, guardando indietro negli anni, colgo tutti i segnali che già c’erano, fin da bambina, senza però che ne fossi consapevole.
La magia che suscitavano le diapositive di Katmandu di mio zio Enzo proiettate al rientro da uno dei suoi tanti viaggi. Solo la parola Katmandu mi faceva venire i brividi.
Lo stupore nel mangiare il primo avocado riportato da qualche paese tropicale, quando ancora in Italia non sapevamo nemmeno cosa fosse.
Quella curiosità scalpitante che suscitavano i suoi racconti sulle valli del Panshir e del Kashmir, per non parlare della felicità di guardare lo zafferano che ci riportava dall’India, così diverso da quello a cui eravamo abituati.
Le ore di geografia passate con l’atlante aperto a fantasticare su come vivevano le persone nei paesini di paesi lontani ed isolati come la Tasmania e la Siberia.
Crescendo ho iniziato cercare foto e racconti su Kandahar, Juneau, Hobart, Novosibirsk e tutte quelle città su cui ho fantasticato tra infanzia e adolescenza. Katmandu compresa.
VIAGGIARE MI HA CAMBIATO LA VITA: LA LINEA DI PASSAGGIO
Chi è genitore spesso segna una linea di “prima” e “dopo” con la nascita di un figlio.
Per me non è stato così, questa linea era già stata segnata prima della nascita di Leon. Leon mi ha portato più amore, più responsabilità, più consapevolezza.
Ma le certezze che avevo prima che nascesse sono rimaste le stesse.
Delineare il prima e il dopo nella mia vita è un qualcosa che solo e solamente il viaggio ha fatto.
Esiste una mia vita prima dell’esplosione di questa passione e una mia vita dopo. Un passaggio lento e graduale che ha stravolto tutto.
Ci sono stati gli anni fuori e qualche anno vissuto all’estero tra studio e lavoro dove però sentivo contemporaneamente la mancanza di qualcosa da chiamare casa e la mancanza di andare oltre, di scoprire altro.
Dopodiché c’è stato il mio ritorno alle origini, l’incontro con Francesco e quel desiderio di viaggiare che piano piano ha iniziato finalmente a farsi strada.
Sono arrivati così i mercati galleggianti, il caldo tropicale, le foreste, le lagune, le riserve naturali, la giungla, la savana, le baie, le dune, il deserto, i canyon, le acque cristalline e quelle scure degli oceani, le grandi capitali e piccoli paesi di minoranze etniche.
L’ho sentita delinearsi questa linea, in modo deciso e pulito.
Tanto di quello che prima occupava la mia testa ha iniziato ad andarsene, lasciando il posto a questa immensa, indescrivibile, incontrollabile passione.
Viaggiare ha cambiato il mio modo di vedere il mondo. Ha stravolto quelle che credevo fossero le mie priorità e le mie certezze ed ha eliminato tutto il superfluo che occupava la mia vita.
Le mie priorità sono cambiate, i miei interessi sono cambiati.
C’è stata una rivoluzione che mi ha portato ad essere consapevole di ciò che voglio e di ciò che amo, a scegliere come voglio passare il mio tempo e con chi.
Mi ha semplificato la vita e ed ha eliminato, dove possibile, tutto ciò che la complicava: persone, oggetti, bisogni.
“Finirai per trovarla la via, se prima hai il coraggio di perderti” diceva Tiziano Terzani in “Un altro giro di giostra”.
Grazie al viaggio, quella via, l’ho trovata.
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